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FILM 21/10/2016

Girato in soli due giorni e proiettato all'IFC Center di New York: una lettera d'amore per Hillary Clinton


"Michael Moore in Trumpland", è il nuovo documentario di Michael Moore, girato solo due settimane fa in due serate, proprio a Wilmington, Ohio - uno di quegli ex stati operai del Midwest dove oggi Trump è fortissimo - che Moore chiama Trumpland proprio perchè qui gli elettori di Trumph superano quelli di Hilary per un rapporto di 4 a 1.

Il documentario,un monologo teatrale dalla durata di 73 minuti, è stato finito di montare il lunedì, in tempo per approdare in sala il giorno dopo, con un annuncio su Twitter fatto proprio dal regista, che martedì mattina, a sorpresa, ha invitato il suo pubblico all'IFC Center di New York.
Nonostante il film non abbia ancora nessun distributore Moore ha dichiarato che dozzine di teatri di tutto il paese chiedono di poterlo proiettare.

Il documentario non va a colpire Trump nella sua performance dal vivo, Moore si concentra sulle tante virtù che fanno di Hillary Clinton la risposta a molti dei problemi dell'America. "Ho solo pensato, ho intenzione di fare qualcosa che possa dare alla gente ragioni positive per pensare di votare per lei", ha detto Moore,una sorta di lettera d'amore per la prima candidata donna alla presidenza degli Stati Uniti, che il regista paragona addirittura al Papa: "E se Hillary fosse come Francesco? Qualcuno che per tutta la vita si è mimetizzato fra i conservatori aspettando l'occasione di essere al posto giusto per dire e fare cose giuste e rivoluzionarie?".

Ma è soprattutto a quelli che chiama "elettori di sinistra depressi" che il film sembra essere dedicato. Una propaganda leale, che non si basa sui difetti degli avversari ma sulle virtù di chi si sostiene.


scritto da Mariolina La Torre fonte IndieWire