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FILM 29/03/2013

Dopo l'action 'Hanna', Joe Wright torna a parlarci d'amore con il capolavoro di Tolstoj, 'Anna Karenina'.


Quando si parla di opere cinematografiche ambientate in epoche passate, due sono le componenti che rendono la pellicola credibile contestualizzandola da un punto di vista storico: i costumi e le scenografie. Recitazione, fotografia e sceneggiatura vengono dopo; persino la colonna sonora, nonostante sembri assurdo, non è storicamente importante (vedi “Marie Antoniette” di Sofia Coppola). Come sono dunque i costumi e le scenografie di “Anna Karenina”? Vi chiederete. Ebbene sono divini. La cosa potrebbe finire lì, rimanere nel limbo comune delle cose già viste e futili, rilegate alla loro pura bellezza e con il solo scopo di abbagliare l'apparato visivo dello spettatore. Ma questo non accade ed è tutto merito della sapiente scelta di mostrare attraverso varie tonalità e fantasie gli umori, la personalità, il ruolo all’interno della storia di un personaggio; e così persino l'andamento degli eventi. E se nei colori della magnifica fotografia ritroverete potrete gustarvi la Russia inizi '800, nei piani sequenza, vero gioiello del film, finirete per innamorarvi perdutamente di Joe Wright. Il susseguirsi degli eventi è infatti –quasi- completamente senza pausa, e segue le vicende del romanzo tolstojano omaggiando il teatro e prendendone spunto per creare quella che sembra una giostra metacinematografica dalla quale non si vorrebbe mai scendere. Sipari che salgono e scendono, porte che nascondono scenari inaspettati, scale borghesi che portano ai bassifondi e un palco palesemente a vista; c'è perfino un'uomo che spazza dinanzi alla platea vuota. Tutto questo potrebbe apparire un'altra scelta puramente estetica, ma acquista invece un significato ben preciso se ci si accorge che le uniche scene girate davvero all'aperto, sono quelle di campagna, fra prati, alberi e agricoltori. E solo allora ci si rende conto di come il regista abbia finemente rappresentato il senso di prigionia che opprime gli appartenenti alla società borghese, strizzando l'occhio al Tolstoj-pensiero.
Il tocco finale è dato da una sceneggiatura fluida che esalta la recitazione di tutti gli interpreti, fra i quali spiccano un'eccellente Jude Law ed un esuberante e notevolissimo Matthew MacFadyen, anche se va detto, Knightley-Karenina e Johnson-Vronsky sono perfetti. Un'amore che travolge e distrugge ogni cosa, la vergogna, il prezzo di contravvenire alle regole, la libertà delle azioni semplici, l'umiltà, tutto rotea e splende sulla meravigliosa giostra di Wright: allo spettatore non resta che spalancare i sensi e godersi lo spettacolo.


scritto da Mattia Barbetta