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FILM 12/03/2021

Dopo il Cavallo di Leonardo per 'Rezeta', il secondo film di Fernando Frias tra i 9 film della shortlist prima delle Nomination.


Dopo essersi aggiudicato il Cavallo di Leonardo per Miglior Regia con la commedia drammatica Rezeta (2014), il messicano Fernando Frias dirige il dramma adolescenziale di 'marca' Netflix Non sono più qui (2019) ed entra nella shortlist dei semifinalisti selezionati per rappresentare il Messico ai Premi Oscar 2021.

La storia ruota intorno a Ulises, che un crudele malinteso di fronte ad una resa dei conti fra gang costringe a fuggire per avere salva la vita. Il nome del protagonista contiene già in sé la promessa del ritorno a Monterrey, la città natale abbandonata in fretta e furia, ma questo il giovane non lo sa e al suo approdo negli USA lo sconforto prevarrà in una vita difficile, senza futuro, vissuta giorno per giorno. Leader di una banda di ragazzini tra polverose strade messicane, furtarelli, musica e balli (l’incessante Cumbia che, insieme alla capigliatura eccentrica è parte della sua fiera identità), a New York Ulises deve fare i conti con la solitudine e con un’ostilità che sgretola l’immagine di Terra Promessa e svela l’individualismo e il consumismo occidentale per quello che è.
Sono solo la prostituta colombiana Gladys e la coetanea cinese Lin, anch’esse in qualche modo outsiders, a cercare di aiutarlo prima di chiudergli letteralmente la porta in faccia, in un mondo in cui, a differenza di Monterrey, ognuno si salva da solo.

Attraverso la sensibilità di un ragazzino cresciuto in fretta, Frias racconta le difficoltà della migrazione (in questo caso forzata) e la potenza motrice di una ricerca identitaria che è legata alle proprie origini e al contesto del gruppo tanto quanto alle proprie scelte.

Un film umano e toccante, che potrebbe puntare i riflettori dell'Academy sul Messico e su realtà che bisogna continuare a indagare perché non semplicemente attuali ma universali.
Non resta che attendere.


scritto da Bianca Montanaro