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SPECIALI 14/03/2014

Alla stazione ostiense di Roma si gira un scena del nuovo film di Abel Ferrara “Pasolini”, che racconta le ultime 24 ore del regista ucciso


Alla stazione ostiense di Roma si gira un scena del nuovo film di Abel FerraraPasolini”, nelle sale per il 2015, che racconta le ultime 24 ore del regista ucciso nella notte tra 1 e 2 Novembre 1975. Una delle morti più discusse degli ultimi 30 anni viene riportata alla luce ed è già polemica. Il regista non manca di precisare però di non volere assumere il ruolo di investigatore: “(…) questo è un film non un’indagine, non me ne frega niente di chi lo ha ammazzato o come, io mi occupo della tragedia di quello che abbiamo perduto. Pasolini è morto a 57 anni, avrebbe potuto continuare a dire e a fare tantissimo”. Nei panni di PPP Willem Defoe che, a detta di Ferrara, non necessita neppure di essere doppiato per quanto la sua voce sia identica all’originale, preciso esecutore delle istruzioni del regista che lo definisce “un acrobata del cinema”. Nel cast anche Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Maria De Medeiros e Valerio Mastrandrea; dalla nostra Italia non arrivano solo gli attori ma anche una buona parte dei finanziamenti, il film annovera dei sostenitori importanti quali Il ministero dei beni culturali, Urania e due case cinematografiche straniere la belga Wallimage e la francese Capricci Films. Nel suo “Pasolini” Ferrara inserisce una scena di Teo-porno e due di Petrolio (altra opera incompiuta di PPP) e afferma di potere entrare nella mente del regista, poeta e giornalista solo attraverso questa sceneggiatura e questo romanzo “non so nulla della sua ossessione sessuale o dipendenza, ma la morte all’idroscalo di Ostia è il risultato della sua esistenza, io non giudico questo è il mio viaggio non il suo”. Ferrara ricorda ancora quando vide per la prima volta “Salò e le centoventi giornate di Sodoma”, era in un cinema sulla cinquantottesima strada a Manhattan, pochi spettatori e fuori la neve.
Malinconia, il dolore per un viaggio andato, per un viaggio inconcluso è il sentimento che muove la macchina da presa, il Pasolini intellettuale, il Pasolini comunicatore, il Paolo amante del pallone, questo è ciò che il regista vuole imprimere sulla pellicola lasciando la morte lontana, come musica di sottofondo.
Il film è allora un omaggio alle partite di calcio, ai caffè in famiglia, alle ultime interviste di un Virgilio del secolo scorso. Profeta o forse solo uomo consapevole di correre su un filo, d’altronde lo diceva anche lui: “con la vita che faccio io pago un prezzo, è come uno che scende all’inferno, ma quando torno, se torno, ho visto più cose di tutti”.


scritto da Valentina Sordi