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Cate Blanchett in “Blue Jasmine”
SPECIALI 17/03/2014

Nel 2013, le donne rappresentano solo il 15% delle parti da protagonista, il 29% dei ruoli principali e il 30% di tutti quelli parlanti


Vestito dorato e sgargiante, appariscente ma sofisticato, sguardo commosso, e un sorriso a trentadue denti. Annunciata e premiata da Daniel Day-Lewis, Cate Blanchett è salita sul palco degli Academy Awards per ritirare la statuetta come Miglior Attrice Protagonista, merito della sua straordinaria interpretazione in “Blue Jasmine” di Woody Allen, al quale, fin dall’inizio, sono stati rivolti i suoi ringraziamenti. Qualche simpatica battuta, un lieto omaggio alle altre colleghe protagoniste in lizza per l’ambito riconoscimento e, infine, un amaro commento sulla scarsa qualità dei ruoli affidati da Hollywood alle donne. All’86esima edizione della notte degli Oscar, ecco arrivare, dall’interno, una sottile e velata critica al mondo maschilista, in questo caso a quello cinematografico-attoriale, agli uomini che vedono nelle donne “esseri inferiori”, che sono destinati a ricoprire ruoli quanto mai marginali. E, puntuale, giunge la conferma. Una ricerca che non fa altro che confermare le parole della bionda attrice australiana. Lo studio, realizzato dal San Diego State’s Center for the Study of Women in Television and Film, ha preso in esame i cento film di maggior incasso del 2013, e ha scoperto che le donne rappresentano solo il 15% delle parti da protagonista, il 29% dei ruoli principali e il 30% di tutti quelli parlanti. Non solo. Sempre dalla ricerca è emerso che soltanto nel 13% di quegli stessi film si riscontra una prevalenza di ruoli femminili, o almeno un numero uguale di ruoli principali maschili e femminili. Insomma, anche il mondo della settima arte, a quanto pare, è tendenzialmente “maschilista”. Il confronto con gli anni passati, per esempio con il 2011 e il 2002, mostra come niente sia cambiato a proposito. Semmai, la situazione è parzialmente peggiorata. La percentuale di protagoniste donne è scesa del 4% rispetto al 2011, mentre è salita solo del 2% rispetto al 2002: «Complessivamente abbiamo registrato un piccolissimo incremento nel numero di donne protagoniste e di ruoli di donne in generale nell'ultimo decennio», ha commentato Martha Lauzen, Direttrice del Centro di San Diego. «Inoltre i ruoli femminili sono generalmente meno identificabili rispetto a quelli maschili con personaggi da leader». Una “discriminazione” che si rifa anche a una questione d’età. Gallina vecchia non fa buon brodo, un detto che, evidentemente, si addice anche al mondo del cinema hollywoodiano: più della metà dei ruoli femminili sono accaparrati dalle donne nella fascia d'età compresa tra i venti (26%) e i trenta (27%) anni, mentre alle ultraquarantenni viene riservato solo un terzo dei ruoli femminili, contro un 55% di uomini a presidiare i ruoli dai quaranta in su.


scritto da Eleonora Tesconi