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Werner Krauss in una scena del film
FILM 18/11/2020

Cento anni fa usciva il capolavoro espressionista di Robert Wiene


E con il 2020 festeggiamo il primo centenario de 'Il Gabinetto del Dr. Caligari'.

Considerato capostipite dell’espressionismo tedesco a tal punto da generarne una corrente (Il caligarismo), il film è una pietra miliare delle avanguardie cinematografiche europee, oltre che essere un precocissimo esempio di thriller psicologico.
Francis racconta ad uno strano interlocutore la storia di Caligari, giunto alla fiera del paese di Holstenwall a presentare il sonnambulo Cesare, ipnotizzato e in una bara, a cui si attribuiscono facoltà preveggenti nei momenti di veglia. Subito inizia un vortice di morti misteriose, presto attribuite al pazzo Caligari. La trama colpisce per il plot twist finale, che svela Francis come paziente di un manicomio, e lo stesso Caligari come direttore della struttura stessa.

Il grande quesito che il film pone è quello del confine tra reale e immaginario. Come si può distinguere il vero dal falso? La follia dalla verità? La grande innovazione dell’opera però non sta solo nel sapiente intreccio di una trama che risente dell’influenza delle tematiche psicanalitiche e antipositiviste di fine XIX e inizio XX secolo, oltre che nell’aver creato il primo grande “cattivo” della storia del cinema (chapeau all’interpretazione di Werner Krauss). La forma che Wiene crea è la vera novità. Complici le musiche di Schönberg, la scenografia distorta di Hermann Warn, trucchi, costumi e recitazione, la forma è ormai inscindibile dal contenuto. Grazie allo sfruttamento dell’intero ventaglio delle possibilità del cinema (sovrimpressioni, giochi di illuminazione, inquadrature distorte, dissolvenze) il regista tedesco esplora la capacità del nuovo mezzo di rendere le percezioni soggettive del personaggio, permettendo allo spettatore di vivere per 80 minuti nell’universo distorto del protagonista.
La manipolazione del visibile rende l’atmosfera allucinata che dà al film una nota di irrealtà, paradossalmente rendendolo più realista. Provando a distaccarsi dalla nozione di realismo tradizionalmente accettata, ci si può chiedere infatti cosa ci sia di più realista di ricreare le sensazioni più profonde che abitano i personaggi che vogliamo raccontare. Angosce e inquietudini altrimenti insondabili dall’esterno.
Questo ha reso celebre il film, e continua a renderlo un oggetto di culto per i cinefili, ancora oggi, dopo un secolo.
Trovatelo Quale modo migliore per festeggiarlo che non rivederlo?


scritto da Bianca Montanaro